Regno Unito, al via i primi test clinici al mondo per l'uso dell'MDMA nella cura della dipendenza da alcol

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Nel Regno Unito sono stati avviati i primi test clinici per esplorare le potenzialità della terapia assistita con MDMA per trattare la dipendenza dall'alcol.
L'indagine, condotta dai ricercatori dell'Imperial College London, consiste in sessioni di terapia multipla. Durante due di queste sessioni, una nella terza settimana e l'altra nella sesta, viene introdotta l'MDMA. Le prime sessioni dell'indagine sono già iniziate, e le prime dosi di MDMA sono già pronte per essere somministrate nel corso delle prossime settimane. I risultati dell'indagine potrebbero offrire informazioni preziose per la creazione di terapie alternative per la cura dei disturbi mentali.
Non basta nascondere la polvere sotto il tappeto
TalkingDrugs ha intervistato il Dr. Ben Sessa, specialista in neuropsichiatria infantile e ricercatore presso l'Imperial College, il quale ha preso parte all'indagine. Sessa ha sottolineato come le terapie al momento disponibili risultino inefficaci per un gran numero di pazienti.
Secondo l'Istituto Nazionale per l'Abuso di Alcol e l'Alcolismo degli Stati Uniti, circa il 90 per cento delle persone affette da dipendenza da alcol sperimenta almeno una ricaduta nel corso dei quattro anni successivi alla terapia.
“Nessun altro campo della medicina potrebbe tollerare una cosa simile”, ha riferito Sessa a TalkingDrugs. “Immaginate questo genere di risultati nel campo della chirurgia o dell'immunologia o magari dell'oncologia. I medici non lo potrebbero accettare. Dopo 100 anni di psichiatria moderna, è una cosa scandalosa! Se riusciamo a ridurre la percentuale di ricadute, allora siamo sulla buona strada.”
Alcune ricerche condotte negli Stati Uniti hanno dimostrato che la terapia assistita con MDMA è altamente efficace nel trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) nei veterani reduci di guerra. Le analogie tra la PTSD e la dipendenza da alcol, in particolare il fatto che entrambe sono associate a un trauma, hanno incoraggiato l'esplorazione dell'uso dell'MDMA come una droga potenzialmente utile per migliorare la terapia.
“A mio giudizio, l'alcolismo è il risultato di un disturbo da stress post-traumatico”, ha dichiarato Sessa, “la maggior parte dei miei pazienti con dipendenza da alcol e altre sostanze sono essenzialmente affetti da un disturbo da stress post-traumatico”.
Ha spiegato che, in qualità di neuropsichiatria infantile, ha lavorato per quindici anni con bambini vittime di abusi, “e ora lavoro anche con adulti tossicodipendenti – è lo stesso gruppo di bambini che crescendo ha sviluppato questo genere di disturbo mentale”.
“È frustrante assistere al modo in cui trattiamo questi disturbi, perché non li curiamo affatto, ma ci limitiamo a nasconderli con trattamenti sintomatici.”
Abbattere la paura legata al trauma
Avendo lavorato in psichiatria per 18 anni, Ben Sessa ha avuto modo di constatare che troppi dei suoi pazienti sono apparentemente resistenti alla terapia.
“Un grave trauma rappresenta un grande ostacolo; riesci a parlare di qualsiasi problema, ma non del vero trauma. E la ragione di ciò è che quando ti avvicini a quel ricordo, la paura è così grande che non oseresti mai aprire quella porta. Ed è proprio a questo punto che tutte le terapie falliscono: le persone hanno troppa paura di parlare del proprio dolore.”
“Nelle psicoterapie tradizionali, alla domanda 'parlami del tuo stupro...' i pazienti escono fuori dalla porta e scappano. Mentre con l'MDMA alla domanda 'parlami del tuo stupro', una persona che ha represso il ricordo per 30 anni ti dice 'sai cosa... posso farlo', e [loro] ti dicono tutto. Svolgono una psicoterapia incentrata sul trauma, ovvero, ciò che tutte le altre terapie tradizionali non sono riuscite a fare.”
Il Dr. Ben Sessa durante un discorso a TedX: l'MDMA è l'antibiotico dello psichiatra? (Video)
In pratica, l'MDMA aiuta a rimuovere la paura che spesso accompagna un ricordo doloroso, ha affermato Sessa.
“In 18 anni nel campo della psichiatria, questa è l'unica droga in cui mi sia imbattuto che riesca a produrre questi risultati. Essa garantisce uno stato mentale in cui la risposta della paura viene rimossa selettivamente, lasciando però intatte tutte le altre facoltà. I pazienti riescono a pensare, sentire, ricordare, parlare, muoversi, hanno buone funzioni cognitive, ma non si sentono spaventati. E questa è una combinazione straordinaria.”
“Se immaginassimo di perfezionare questa caratteristica farmacologica per fini psicoterapeutici, allora avremmo a disposizione il più incredibile degli strumenti.”
Per via del potenziale di abbattere l'ostacolo della paura, Sessa suggerisce che l'MDMA potrebbe rappresentare “l'antibiotico dello psichiatra”. Questo, però, non significa che il paziente fa un'esperienza gioiosa o estasiante durante la terapia, ma solo che i ricordi di cui normalmente è troppo doloroso parlare diventano più gestibili in seguito all'assunzione della droga.
“Ciò che sta alla base della psicoterapia è questo: è una relazione con qualcuno di cui ti puoi fidare, a cui puoi parlare e con cui puoi condividere il tuo dolore, e, stranamente, il tuo dolore non sembra più così insopportabile.”
Superare i cavilli burocratici per aprire la strada a ricerche future
Non è stato facile per il team di ricerca portare avanti l'indagine. L'ostacolo principale è di natura economica. La maggior parte della ricerca in campo farmacologico è gestita dall'industria farmaceutica, la quale “ha come interesse principale quello di creare prodotti da usare tutti i giorni”, ha messo in guardia Sessa, “dunque, l'idea di assumere l'MDMA solo due volte e poi non dover più assumere antidepressivi per tutta la vita non è nell'interesse dell'industria farmaceutica. Non investiranno su una droga come l'MDMA che cura il paziente e non lo rende dipendente da tutti i loro farmaci.”
Altri grandi ostacoli sono poi rappresentati dall'approvazione a livello normativo e dai pareri etici. Il team di ricerca è indietro di 18 mesi sulla tabella di marcia a causa dei cavilli burocratici che hanno dovuto superare. L'MDMA continua a far parte della Schedule I, la lista delle droghe proibite nel Regno Unito, il che significa che i ricercatori devono ottenere l'approvazione del Ministero degli Affari Interni e pagare un prezzo esorbitante per le licenze. Solo il costo dell'MDMA era di 10,000 £ (13,943 $) al grammo.
Tuttavia, Sessa è convinto che il lavoro del suo team spianerà la strada ad altri studi futuri sul campo: “sta diventando più semplice grazie al lavoro che stiamo svolgendo. Si può dire che stiamo facendo da apripista”.