Appunti dal Summit sulla Cannabis Medica e la lotta per la riforma delle politiche sulla droga a Malta (Parte 3 di 3)

Bandiera maltese. Fonte: Wikimedia
Lo scorso mese ho assistito al Summit sulla Cannabis Medica a Malta. Il paese ha intenzione di diventare un leader nel campo europeo dell’innovazione della cannabis medicinale, a seguito di numerosi cambiamenti normativi negli ultimi anni. Dopo aver esplorato il panorama politico riguardo la cannabis medica e quella “ricreativa” nella prima parte ed aver discusso i punti chiave dellla conferenza nella seconda parte, questo terzo articolo investiga come questo mercato multimilionario sembri esistere in parallelo alla realtà delle communità locali, mostrando il fondamentale impatto che organizzazzioni come ReLeaf possono avere sulla riforma politica maltese.
Le diverse realtà delle aziende milionarie e delle comunità locali
Il Primo Ministro maltese, Joseph Muscat, intervistato alla conferenza dal Cannabis Magazine per la loro pubblicazione semestrale, ha dichiarato che Malta Enterprise, l’agenzia nazionale dedita a sostenere lo sviluppo delle imprese maltesi, ha ricevuto 46 domande da quando è passata la nuova legge, di cui 20 progetti sono stati già approvati e 19 rifiutati. Il Primo Ministro prevede che questi progetti porteranno €110 milioni nel budget per la spesa di capitale e, una volta operativi, creeranno più di 700 nuovi impieghi a tempo pieno e aggiungeranno, entro il 2022, un valore di oltre €900 milioni alle esportazioni maltesi – principalmente verso mercati europei.
Questo spinge a domandarsi, come spesso succede nel nostro campo di ricerca, perchè si continua a dissociare il ricreativo dal medico, permettendo a imprese di realizzare profitti incredibili, mentre lasciamo che consumatori e pazienti continuino a soffrire.
Ho posto la stessa domanda a Andrew Bonello di ReLeaf, il quale, sebbene abbia messo in risalto la preziosa opportunità posta dalla conferenza per presentare il loro lavoro, ha anche ammesso l’importanza di “fare pressione sulle imprese della cannabis e garantire che mantengano il paziente finale [dei loro prodotti] al centro di tutti i loro sforzi”.
Non è possibile non trovare dell’ironia in tutto ciò. Mentre al Summit si discutevano milioni di euro, fuori, una donna veniva condannata a sei mesi di prigione per una pianta di cannabis che ancora non aveva nemmeno prodotto alcuna cima o germoglio, atto per cui una tale condanna non dovrebbe nemmeno essere possibile secondo la più recente legge, il Drug Dependency (Treatment) Act. Per quanto la maggior parte degli interlocutori abbia evidenziato la necessità per una maggiore giustizia sociale, le opportunità di investimento per le applicazioni mediche furono ritenute un tema separato da quei quesiti, più politicizzati, riguardo l’uso ricreativo.
Per parafrasare Sumit Mehta, fondatore e CEO di MAZAKALI, una società di investimento su cannabis con base a San Francisco, esiste una sorta di accordo tra molti nordamericani che, quando l’Europa sarà pronta ad accettare che si sta parlando di una pianta, allora potremmo cominciare a regolarizzarla come tale e a trattare le persone più come agricoltori e meno come criminali. Sebbene questo sia vero, non si può fingere che ad’oggi questa sia una realtà di lunga data, nè che lo sia ovunque, in America del Nord.
E ora?
In fin dei conti, sia per Malta che in generale per l’Europa, c’è speranza che le leggi sull’uso ricreativo di cannabis si rilassino un po’. Quando ho assistito all’apertura ufficiale di Wowie and Kush, il primo “head shop” di lusso dell’isola, mi è rimasto difficile non eccitarmi riguardo alle possibili conseguenze di un mercato sulla cannabis medica in crescita, con cui le persone sono più spesso esposte a informazioni sulla cannabis, in tutte le sue forme e diversi aspetti.
Ѐ a questo evento che ho incontrato inizialmente Andrew Bonello e Graziella Calleja di ReLeaf: i due si stanno occupando di cambiamenti legislativi che mirano a “trovare un equilibrio tra un regime normativo troppo severo e un approccio bilanciato” che aiuti a combattere i rischi e pericoli del mercato illegale, tra cui la presenza di adulteranti e sostanze chimiche, e che assista i consumatori “di fronte a interessi commerciali” e “banche dati centralizzate del governo”. Questi punti erano già presenti nella proposta di ReLeaf di riforma constituzionale riguardo la legalizzazione di coltivazione a scopo personale e la libertà di coltivare.
ReLeaf si è incontrata di recente con il Primo Ministro maltese e la sottosegretaria Julia Farrugia Portelli, entrambi in favore di ulteriori riforme. Da questo e da futuri incontri con altri personaggi di rilievo in materia, ReLeaf distribuirà presto nuove proposte, con indubbiamente al centro le tre richieste essenziali per migliorare “i diritti umani e la salute pubblica”:
- Diritto a coltivazione personale e consumo di cannabis per adulti;
- Rimozione di qualsiasi procedimento penale per condanne relative alla cannabis di natura non violenta;
- Introduzione e attuazione dei principi di riduzione del danno.
Per adesso, ReLeaf è già andata oltre, rilasciando una proposta di otto punti per la legalizzazione e la regolamentazione del consumo di cannabis. Il documento propone misure ad ampio raggio, dalla rimozione di “leggi sanzionatorie e penali” per i consumatori all’introduzione di programmi di accesso preferenziale per agricoltori locali, passando per l’incentivazione della riduzione del danno e il sostenere amnestie nei confronti di condanne passate di natura non violenta relative alla cannabis. La proposta è dettagliata ma comunque diretta al punto, e continua a fare pressione sulla legalizzazione (vecchia promessa del partito laburista) e a confermare che il ruolo di ReLeaf rimarrà centrale negli sforzi maltesi per la legalizzazione.
Guardando avanti
Provenendo io dal Portogallo, è stato affascinante vedere come un altro paese, in questo caso Malta, si stia dirigendo verso un ruolo da protagonista negli affari europei in materia di cannabis. Questa conferenza rappresenta una vera opportunità per imparare dai soliti errori (e per evitare di riperterli) che altri paesi con politiche di decriminalizzazione hanno fatto – non sempre il caso. Sicuramente c’è tanto da fare ancora al fine di creare un ambiente dove sia pazienti che consumatori possano ottenere ciò che necessitano e desiderano, senza la minaccia dell’arresto e della condanna, senza incorrere in ostacoli finanziari, e senza il rischio di non poter esprimere le proprie preoccupazioni o di non avere nessuno a trovarne le soluzioni.
Malta ha di fronte a sè delle buone prospettive per attuare le lezioni imparate attraverso un processo di consultazione con i vari stakeholder. Sia Chris Fearne che Robert Abela – entrambi candidati come leader del partito laburista maltese e quindi entrambi speranzosi di divenire il prossimo Primo Ministro – sembrano a favore della legalizzazione della cannabis. Entrambi hanno avuto a che fare – Fearne come Ministro della Sanità e Abela come consulente legale – con la legalizzazione della cannabis medicinale: una misura auspicabile verso la creazione di un processo decisionale che evada da agende allarmiste, male informate e stigmatizzanti nell’informare le politiche del governo. Dato il vasto impatto sul benessere, la salute, le libertà personali ed economiche e, in generale, sulla vita delle persone, le politiche sulla droga non possono più essere guidate da retoriche moraliste stabilite dallo stato.
In fin dei conti, credo che queste assemblee debbano fare di più per aumentare la consapevolezza riguardo le contraddizioni che esistono nell’investire nel mercato della cannabis e guadagnare da sostanze che altrove, o nello stesso paese nel caso di Malta, possono ancora risultare in condanne carcerarie. Già in passato TalkingDrugs ha riportato sull’importanza di giustizia sociale nelle riforme della politica della cannabis, dall’introduzione di modelli di risarcimento all’annullamento delle fedine penali per attività relative alla cannabis appena legalizzate.
Ѐ necessario continuare a smitizzare i pregiudizi, compresa l’insistenza che il CBD non faccia effetto o che il THC serva solo per lo sballo o per pazienti terminali. Allo stesso modo è necessario accettare che, sia come pazienti che come consumatori a fine ricreativo, non c’è niente di sbagliato nel voler accesso a medicine, nel voler sentirsi bene e nel ricercare il piacere tanto per il gusto di farlo; le persone che desiderano fare uso di droghe dovrebbero avere la libertà e la possibilità di farlo nella maniera più sicura possibile.
Questo è il terzo articolo di una serie in tre parti sulla cannabis in Malta. Clicca qui per leggere Parte 1 e Parte 2.
*Un grande ringraziamento a Karen Mamo e Andrew Bonello per il loro contributo a questa serie di articoli e per il loro caloroso benvenuto a Malta!