Migliaia Di Persone Incarcerate Per Possesso Di Cannabis Nell' "Ultima Dittatura" D'europa

Membri della campagna civica Legalize Belarus

Membri della campagna civica Legalize Belarus (Fonte: Karalina Palakova)

La Bielorussia è un paese dell'Est Europa che vanta un ricco patrimonio culturale e paesaggi mozzafiato, ma i suoi abitanti sono soggetti ad alcune delle politiche antidroga più repressive del continente.

Il governo è capeggiato dal presidente Alexander Lukashenko, l'unico che il paese abbia mai avuto, e conosciuto tra gli oppositori come "l'ultimo dittatore d'Europa". La strategia del pugno di ferro portata avanti da Lukashenko nei confronti dei reati di droga è stata criticata dai difensori dei diritti umani perché accusata di perseguitare, incarcerare e umiliare migliaia di persone.

I media riferiscono che ogni anno vengono condannate fino a 4.000 persone per reati di droga, e che molti detenuti denunciano di aver subito violenze fisiche, psicologiche, o intimidazioni da parte delle forze dell'ordine. Secondo un rapporto del 2015 della Rete per la Riduzione del Danno dell'Eurasia, queste violenze sono state particolarmente gravi soprattutto nei confronti delle donne bielorusse. Le donne che fanno uso di droga del paese hanno accusato la polizia e altri attori statali di aver perpetrato violenze fisiche e sessuali; hanno inoltre denunciato di essere state obbligate a fare da informatrici, da false testimoni, di essere state vittime di estorsioni, detenute ingiustamente e private di un avvocato.

Le leggi antidroga del paese non fanno distinzione tra le diverse classi di droghe, e i procuratori spesso fanno pressione per accusare di spaccio chiunque venga trovato in possesso di droga. Le notizie dei mezzi di informazione locali riferiscono di casi in cui persone trovate in possesso di pochi grammi di cannabis sono state condannate con pene da cinque fino a otto anni di prigione, nonostante avessero dichiarato che la droga fosse per uso personale. Una volta in carcere, i detenuti per reati di droga sono costretti a indossare un'uniforme diversa da quella degli altri detenuti, e sono costretti a lavorare nei campi di prigionia, ricevendo scarsi viveri.

Una volta scontata la pena, i dati dei condannati per reati di droga vengono inseriti all'interno del registro nazionale dei tossicodipendenti, il che significa che verranno monitorati da vicino dalle autorità per molti anni.

Questa strategia così dura messa in atto dalla polizia e dai procuratori promuove una cultura della paura e della sfiducia nei confronti dei consumatori di droga tra l'intera società. Di conseguenza, gli utilizzatori di droga cercheranno sempre meno aiuto o consiglio per paura di essere criminalizzati o marginalizzati, esacerbando così i danni potenziali derivanti dall'uso di droga.

La guerra alla droga portata avanti dalla Bielorussia non mostra alcun segno di rallentamento. Nel 2014, Lukashenko ha promosso una normativa che ha inasprito le sanzioni penali per i reati di droga, e ha abbassato a 14 anni l'età minima per poter essere condannati per produzione e spaccio di droga. Malgrado ciò, e nonostante la repressione in atto, la Bielorussia ospita piccoli ma determinati gruppi che si battono a favore di un approccio più ragionevole delle politiche antidroga, e a favore di un trattamento più umano verso chi fa uso di droga.

Membri della campagna civica Legalize Belarus a una manifestazione per la riforma delle politiche antidroga

Larisa Zighar, fondatrice dell'organizzazione Mothers 328 Movement, ha lanciato un appello allo stato per riformare le sanzioni penali affinché le punizioni siano proporzionate al reato commesso. Zighar, il cui figlio è stato condannato a otto anni di prigione per un reato di droga non violento, ha inoltre dichiarato che la legge deve distinguere in modo netto tra possesso di droga per uso personale e possesso per spaccio, per evitare che le persone trovate in possesso di piccole quantità di droga vengano automaticamente accusate di spaccio. Il movimento, costituito per lo più da genitori, si è rivelato determinante per sensibilizzare l'opinione pubblica sul trattamento dei detenuti e sulle ingiustizie intrinseche al sistema giudiziario del paese.

Un altro importante gruppo, attivamente impegnato a fornire informazioni accurate sulle droghe ai cittadini e a promuovere la riforma legislativa, è la campagna civica Legalize Belarus. L'organizzazione fa appello allo stato per distinguere tra le varie quantità di droga e per abolire la criminalizzazione del possesso o dello spaccio di piccole quantità di droga. Uno dei membri dell'organizzazione, Piotr Markielaŭ, ha riferito a TalkingDrugs che la maggior parte dei 15.000 bielorussi detenuti per reati di droga sono giovani trovati in possesso di piccole quantità di sostanze controllate - nel maggior parte dei casi si trattava di cannabis.

Nonostante le leggi sulle manifestazioni pubbliche siano molto severe, a dicembre del 2017, Legalize Belarus ha organizzato un raduno per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'inefficacia della guerra alla droga e la necessità di cambiare atteggiamento nei confronti delle droghe e di chi le consuma. Durante la manifestazione, i membri del gruppo hanno sventolato cartelli a forma di stelle di cannabis, in riferimento alla tradizione culturale bielorussa della Koliada, in cui le persone si vestono da creature magiche e cantano canzoni per le strade, portando con sé le stelle Koliada.

Sebbene il regime bielorusso continui a promuovere un approccio repressivo e draconiano nei confronti di chi fa uso di droga, un barlume di speranza per la società bielorussa è rappresentato da una rete solida formata da gruppi quali Mothers 328 Movement e Legalize Belarus, dedita a promuovere politiche antidroga basate sull'evidenza. Resta ancora molto da fare per promuovere i diritti umani nell'ultima dittatura d'Europa.