Un Codice Etico per una Corretta Informazione sulle Droghe

Fonte: Dominic Milton Trott
La verità è la prima vittima di ogni guerra e la guerra alle droghe non fa eccezione. I media in ogni forma bombardano tutti i giorni il pubblico con una prospettiva e una narrazione che si sono dimostrate devastanti. È una dieta incessante di influenza culturale e di propaganda...
Fonte: Dominic Milton Trott
L'ampio consenso che vi sta dietro è un evidente esempio di pensiero di gruppo che si rivela dominante in quasi ogni ambito. È talmente radicato nel giornalismo occidentale da essere seguito ciecamente e così i giornalisti diventano parte integrante del problema.
Con questo in mente e senza poter vedere una fine, ho recentemente riflettuto su come i giornalisti possano reintrodurre l'obiettività e la verità nell'informazione che tratta di droga. Cosa si può fare per portare il reportage fuori da un paradigma che non è né fattuale né umano?
Sono giunto alla conclusione che per giornalisti coscienziosi, dotati di franchezza e sincerità, questo non richiederebbe grande sforzo. Infatti, l'elaborazione di un codice etico si è rivelato quasi un esercizio di affermazione dell'ovvio:
UN CODICE ETICO PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE SULLE DROGHE
- Le tragedie e le morti sono causate dall'uso errato di droghe all'interno di una politica repressiva, non dalla droga in sé. Di solito derivano dalla mancanza di consapevolezza e conoscenza rispetto all'uso sicuro della droga o delle droghe usate. L'informazione dovrebbe quindi venire inquadrata in questo contesto.
- Includere sempre i dettagli intrinseci e centrali. Per esempio, non usate abitualmente il termine generico di "droga" per indicare sostanze che sono completamente diverse per natura, effetto e danno potenziale. Quest'abitudine ampiamente diffusa di fatto inibisce la veridicità, la comprensione e l'insegnamento.
- Il pregiudizio culturale tende a sopprimere la consapevolezza del danno relativo, il che peggiora gravemente il problema dell'alcol nella società occidentale e distorce la percezione di alternative molto meno dannose. Bisognerebbe impegnarsi nel ridurre sino a eliminare questa tendenza. L'alcol, in particolare, è una droga pesante che crea dipendenza, e così dovrebbe essere menzionato nell'informazione quando rilevante. Nel parlare di alcol non esitate a mettere a confronto questa droga (alcol) con altre droghe, e viceversa. In questo contesto controllate l'uso di terminologia poco chiara. Per esempio, perché chi fa uso di alcol beve la propria droga, mentre chi fa uso di altre droghe ne abusa? Perché chi fornisce l'alcol lo vende mentre chi fornisce altre droghe le spaccia?
- Nel contesto dell'uso di droghe il mantra ‘l'Ignoranza Uccide, l'Informazione Salva la Vita’ è una dato di fatto. I giornalisti possono aiutare, informando in ogni occasione sulla riduzione del danno e sulla sicurezza. Citate spesso organizzazioni che si occupano di riduzione del danno come Release e DanceSafe e riutilizzate direttamente i dati sulla sicurezza personale provenienti da fonti come TripSit e The Drug Users Bible.
- Le forze di polizia spesso gonfiano per proprio interesse il valore dei loro sequestri di droga e gli avvocati difensori normalmente considerano banale o anche provocatorio contestarlo in tribunale. Questa falsa informazione perverte il corso della giustizia e serve a rafforzare la narrazione distruttiva della guerra alla droga. Quando scrivete, attribuite le stime delle forze di polizia o ricercate indipendentemente il valore reale.
- Sostanze quali la datura e la noce moscata provocano delirio, disforia e sono altamente tossiche. Non usate parole quali “trip” per descriverne gli effetti, né definitele psichedeliche. Questo è un buon esempio di terminologia ingannevole che può portare a conseguenze fatali.
- Riportate i dati attuali e fattuali relativi alla guerra alle droghe. Per esempio che gli Stati Uniti, con il 5% della popolazione mondiale, detengono il 25% della popolazione carceraria, mentre il numero di morti per overdose è salito alle stelle. Perlomeno non ripetete il dettato della guerra alle droghe come se non fosse messo in discussione. In questo ambito non cercate una narrazione che demonizza le persone che assumono o vendono droghe. Tenete a mente che 250 milioni di persone usano droghe, e la maggior parte di chi le vende sono normali cittadini che hanno iniziato acquistando droga per sé e per amici. Il più fondamentale dei diritti umani è senza dubbio la proprietà esclusiva della propria mente cosciente, da esplorare liberamente e senza confini. L'intrusione di terzi in questo territorio completamente personale è una grave violazione di questo diritto inalienabile. È perfettamente ragionevole riflettere questa prospettiva scrivendo di droghe, specialmente riguardo alle psichedeliche. (Attenti però all'eccezionalismo psichedelico!)
- Non permettete a politici o a chi da loro dipende* (incluse le forze di polizia) di dettare l'agenda e definire gli argomenti, perché, come sempre, hanno la tendenza a promuovere la prospettiva della guerra alle droghe per un interesse egoistico. Ricordatevi sempre che il ruolo del giornalismo non è disseminare propaganda ma fare informazione obiettiva.
*Qui traduco “their servants”, letteralmente “i loro servitori”, termine che in Italia è problematico perché usato durante gli anni di piombo dal terrorismo, con “chi da loro dipende” che pure non è strettamente corretto. Il problema è alla base, non sono i politici, ma chi detiene il potere, chi è al capo di organizzazioni che vivono di questa situazione. Forse “politicians or their servants” dovrebbe essere “Chi detiene il potere” tout court.
Gli Stati Uniti, con il 5% della popolazione mondiale, detengono il 25% della popolazione carceraria, e allo stesso tempo il numero di morti per overdose è salito alle stelle.
Nessuna di queste regole è tremendamente difficile da abbracciare, quantomeno se il fine è la ricerca della verità (come dovrebbe essere). Mi pare anche che nel loro insieme possono rappresentare un metro di integrità personale per un giornalista che le conosca.
Anzi, chiederei semplicemente: se fate giornalismo in questo campo, e non seguite queste o simili regole: perché no? Per cosa e per chi lavorate?
Il continuo flusso di informazioni scorrette e la mancanza di onestà stanno perpetuando ignoranza e costando vite umane. Se persone reali e vulnerabili stanno soffrendo e morendo è anche a causa del ruolo che il giornalismo mainstream ha in una guerra brutale e inutile. Il sangue sicuramente macchia anche le mani di chi continua a fare di un giornalismo non etico e disonesto un'arma di stato.
* Dominic Milton Trott, Author: The Drug Users Bible